vineri, 25 septembrie 2009

Energia e clima, l'Ue vara maxi-piano

Gli obiettivi per il 2020: riduzione di CO2, una Borsa delle emissioni, più fonti rinnovabili e biocarburanti per il 10% dei combustibili utilizzati nei trasporti


La Commissione europea vara oggi il suo pacchetto legislativo su energia e clima, che mira ad articolare al livello degli Stati membri gli obiettivi fissati dall'Ue per il 2020 riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2 (il 20% rispetto al 1990), all'aumento della produzione di energie rinnovabili (fino al 20% del consumo totale di energia) e ai biocarburanti, che dovranno coprire almeno il 10% dei combustibili utilizzati nei trasporti. Verrà lanciato, in questo contesto, la nuova 'borsa delle emissioni' che dovrà sostituire, a partire dal 2013, il sistema di scambio delle quote di CO2 (Ets) attualmente in vigore in applicazione del Protocollo di Kyoto. Un'altra misura riguarderà l'incentivazione della ricerca e delle applicazioni delle nuove tecnologie nel settore della 'cattura e stoccaggio' dello CO2 (immagazzinamento in depositi geologici o nel fondo degli oceani), che viene da molti considerato ancora immaturo o troppo costoso. E, infine, la Commissione approverà delle nuove linee guida per gli aiuti di Stato relativi all'ambiente e allo sviluppo delle energie rinnovabili, che saranno considerati compatibili (a certe condizioni) con l'ordinamento Ue.


Quest'ultima sarà la misura con l'iter più breve e più facile, visto che entrerà in vigore già a febbraio, dopo una semplice consultazione con gli Stati membri. Tutte le altre misure previste saranno invece approvate attraverso la procedura co-legislativa, ovvero con la codecisione fra Europarlamento e Consiglio Ue, che richiede in genere un paio d'anni.
La complessa strategia della Commissione parte dal presupposto che nel 2005, rispetto al 1990, l'Ue ha già conseguito una riduzione del 6% delle emissioni di gas serra (in media, in realtà in diversi paesi, tra cui l'Italia, sono aumentate) e si è già attestata sull'8,5% (sempre in media) del consumo di energie rinnovabili sul consumo totale di energia. Gli obiettivi per il 2020, quindi, rispetto al 2005, sono di una riduzione del 14% delle emissioni e di un aumento dell'11,5% del consumo di rinnovabili.
Restando nel capitolo della riduzione dei gas serra, la Commissione propone di dividere in due obiettivi separati le attività responsabili delle emissioni: da una parte i settori compresi nel sistema Ets (borsa delle emissioni), ovvero le maggiori installazioni industriali, per i quali l'obiettivo di riduzione è fissato al 21% rispetto al 2005; dall'altra parte, i settori non compresi nel sistema Ets, ovvero trasporti, rifiuti, agricoltura, ed edifici (riscaldamento-raffreddamento), per i quali è previsto un obiettivo di riduzione del 10%, sempre rispetto al 2005.


Per i settori Ets, la Commissione propone alcune novità importanti con la nuova 'borsa delle emissioni' che entrerà in vigore nel 2013: gli Stati membri non dovranno più, come avviene oggi, presentare a Bruxelles dei piani nazionali annuali sull'assegnazione (gratuita) dei permessi di emissione a ciascun impianto industriale partecipante; vi sarà, invece, un registro delle emissioni unico per tutta l'Ue, e i permessi verranno assegnati a pagamento, in base ad aste che stabiliranno di volta in volta il prezzo di mercato delle quote di emissione. Inoltre, entreranno nel nuovo sistema diversi settori oggi assenti (aviazione civile, alluminio, chimica), e gli altri gas climalteranti (come il metano) oltre allo CO2.
Gran parte dei negoziati dell'ultima ora sul 'pacchetto' della Commissione si sono concentrati sull'attribuzione a pagamento delle quote di emissioni, e in particolare sulle richieste di esenzioni o deroghe da parte dei settori industriali più energivori (ferro, acciaio, alluminio, chimica, cemento, vetro e cartiere) ed esposti alla concorrenza internazionale.
Il risultato è che, per quasi tutti questi settori - eccetto le centrali elettriche, che possono trasferire i costi sugli utenti - vi sarà una quota consistente di 'permessi' che saranno concessi gratis all'inizio, e che andranno gradualmente diminuendo fino ad annullarsi con l'avvicinarsi della scadenza del 2020.


Da notare anche che la Commissione, prima di questa modifica, aveva calcolato che il ricavo della aste, sarebbe stato intorno ai 50 miliardi di euro all'anno in tutta l'Ue. Risorse che andranno direttamente alle casse degli Stati membri, anche se l'Esecutivo Ue, come ha ripetuto ancora oggi il commissario agli Affari economici e monetari, Joaquìn Almunia, vorrebbe che almeno in parte "fossero investite per realizzare politiche energetiche più efficaci e per lo sviluppo delle energie rinnovabili".


Per i settori non-Ets (trasporti, rifiuti, agricoltura, riscaldamento e raffreddamento domestici) la Commissione propone un obiettivo nazionale per ciascuno Stato membro, in una forchetta che va da un possibile aumento delle emissioni del 20% a una loro riduzione del 20%, sempre in confronto al 2005. La chiave di ripartizione dello sforzo tra i diversi paesi sarà data dal Pil pro capite: in altre parole, più sarà prospero lo Stato membro, più le sue emissioni dovranno essere ridotte, mentre i paesi più poveri potranno ancora aumentarle. Al Lussemburgo, per esempio, sarà assegnato l'obiettivo massimo di riduzione (20%) mentre in Bulgaria e Romania le emissioni potranno salire fino al 20%. Per l'Italia si parla di un taglio del 13%, ma la cifra esatta sarà resa nota solo domani, dopo la decisione della Commissione.
Nell'assegnare l'obiettivo nazionale a uno Stato membro si terrà conto anche del suo eventuale ritardo nella marcia di avvicinamento all'obiettivo di Kyoto del 2008-2012: in altre parole, vi sarà un fattore di correzione che aggiungerà allo sforzo richiesto fino al 2020 lo sforzo che era previsto e non è stato compiuto fino al 2005, rispetto ai livelli delle emissioni nel 1990. I paesi in queste condizioni sono: Italia (che ha aumentato le proprie emissioni del 13% nel 2005 rispetto al 1990, pur avendo un obiettivo di riduzione del 6,5% entro il 2012), Spagna, Lussemburgo, Austria, Irlanda, Danimarca, Portogallo, Slovenia, Grecia.

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