Prove generali a Copenaghen per la Conferenza Onu sul clima del prossimo dicembre. Da domani al 12 marzo infatti, gli stessi edifici dove dovrà nascere il nuovo accordo globale ospiteranno un Congresso scientifico internazionale organizzato dall'Università della capitale danese. Esperti da tutto il mondo saranno chiamati a fare il punto sulle conoscenze scientifiche più attuali sul fronte dell'emergenza clima, aggiornando quindi il lavoro dell'ultimo rapporto degli esperti Onu dell' Ipcc (il Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici), pubblicato nel 2007 sulla base della letteratura scientifica fino al 2006. Questo vertice scientifico "rappresenta un utile evento per il percorso della road map definito alla conferenza di Bali - spiega Sergio Castellari, Focal point dell'Ipcc per l'Italia - e cerca di fornire una sintesi a livello scientifico delle conoscenze legate ai cambiamenti climatici, inclusi i lavori in itinere, dalla modellistica climatica globale e regionale all'adattamento, fino ai carbon sink e ai biocarburanti".
Particolarmente interessante, secondo Castellari "sarà una sessione dedicata ai cosiddetti 'tipping points', cioè le soglie critiche che, se superate, possono portare un effetto a cascata. Poi si discuterà di possibili cambiamenti nella circolazione oceanica termoalina (causata dalla variazione d'intensità delle masse d'acqua, ndr), nel ghiaccio marino Artico e in alcuni ecosistemi terrestri e marini". L'obiettivo finale del governo danese è quello di fornire una sintesi utile ai lavori della prossima Conferenza Onu sul clima, dalla quale dovrebbe nascere il nuovo accordo globale successivo al protocollo di Kyoto, che scade nel 2012. In campo anche il lavoro di un team di italiani, composto da Vincenzo Artale, ricercatore dell'Enea e Filippo Giorgi, del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste, esperti Ipcc, insieme al Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici di Lecce. Lo scopo è quello di affinare i modelli climatici esistenti per capire meglio cosa stia accadendo su base locale, con un occhio all'Italia.
"Si tratta - spiega Vincenzo Artale - di un intervento tra osservazione e simulazione, con l'analisi dei dati osservati fra Nord Atlantico e Mediterraneo con un sistema climatico accoppiato (atmosfera e oceano insieme), realizzando i primi scenari ad alta risoluzione". Certo, "si tratta del primo esperimento - precisa l'esperto - ed entro un anno avremo simulazioni più robuste, statisticamente parlando. Quanto emerso fino ad ora per l'Italia è un'accelerazione dell'aumento delle temperature dal 2020, dove i trend sono leggermente più bassi rispetto a quelli a livello generale. Si confermano però picchi di calore concentrati in estate e una forte differenza fra estate e inverno, con un 'effetto Alpi' di grande divisione tra Nord e Sud".
Un altro lavoro, elaborato da Artale per l'Enea, riguarda l'analisi di 150 anni di dati della temperatura superficiale in oceano e nel Mediterraneo, dalla quale "si rileva - aggiunge l' esperto - una variabilità naturale multidecennale, di 70 anni in 70 anni circa, con un trend molto forte di aumento della temperatura superficiale di circa mezzo grado in 150 anni. Mentre sulla parte profonda è emerso un andamento di crescita maggiore". Questi dati saranno importanti per la prossima Conferenza Onu sul clima di dicembre, dove il futuro accordo globale, secondo Mariagrazia Midulla, responsabile Clima del Wwf Italia, "sarà efficace solo se basato sulle ultime evidenze e proiezioni scientifiche, oltre che su una divisione equa delle responsabilità e delle azioni". La scienza dice "che il fenomeno dei cambiamenti climatici sta progredendo velocemente conclude Midulla - quindi bisogna tagliare le emissioni di CO2 prodotte dalle attività umane, tagliarle in fretta e tagliarle
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